Re Muchukunda incenerisce con il suo sguardo Kalayavana che lo aveva svegliato con un calcio mentre dormiva in una caverna.
Re Muchukunda incenerisce con il suo sguardo Kalayavana che lo aveva svegliato con un calcio mentre dormiva in una caverna.

Nostra madre può essere nostra moglie nella vita successiva o viceversa. Oppure nostra madre può diventare nostro padre o nostro figlio. Un nostro parente, il cane di casa ed un nostro amico, un albero. Consideriamo tutto stabile quando l’intero universo materiale è un continuo mutamento: le forme cambiano!

Mi è stato detto che solo gli sforzi per il conseguimento della visione unitaria nel sentiero della realizzazione spirituale e dell’amore per Dio, producono risultati stabili e che dopo la morte, si ricomincia da dove si era lasciato.

Nello Srimad Bhagavatam c’è la storia di Kalayavana e Re Muchukunda. Krishna rivela a Re Muchukunda che neppure Lui è in grado di contare tutte le Sue differenti manifestazioni, le Sue gesta, i Suoi nomi e nemmeno i più grandi saggi non possono trovare la fine delle Sue incarnazioni.

Re Muchukunda era stato un sovrano con l’orgoglio gonfiato dalla sua fortuna reale, che considerava la sua forma mortale come il suo stesso sé, attaccato ai figli, alle mogli, ai tesori e alle terre. Considerando il corpo come il suo stesso sé e non come una giara o un muro, con queste idee profondamente radicate nella sua mente, il Re si aggirava per tutta la terra, in tutte le direzioni, altezzoso, circondato da generali che comandavano eserciti. Il corpo non siamo noi, tutti gli sono attaccati, ma alla fine il corpo diventa soltanto escrementi o cibo per i vermi o cenere se cremato.

Re Muchukunda ammise davanti a Krishna che quando i godimenti materiali cessano, ci si dedica anima e cuore alle austerità e si fanno doni nella vita presente nella speranza di assicurarseli nuovamente in una prossima vita, magari per poter rinascere come Indra o come monarca universale. Quando il ciclo delle proprie nascite e morti è prossima alla fine, soltanto allora uno incontra qualche santo ed attraverso la sua compagnia, si genera il sentimento della devozione verso il Signore, rifugio dei santi e vero Sovrano dell’alto e del basso.

La storia di Kalayavana, che cercava di afferrare il Signore Krishna, che gli appariva sempre come a portata di mano, senza riuscire però ad afferrarlo, è molto istruttiva. Perché Kalayavana non riusciva ad afferrare Krishna? Perché il suo karma non era giunto a compimento.

Se si prova attrazione per le meravigliose storie di Krishna, significa che il destino è prossimo a permettere di purificare l’intera esistenza (cosi come quella degli antenati). Infatti le parole che descrivono le Sue eccellenze, le Sue gesta e la Sua discesa, cancellano i peccati di tutti e donano ogni benedizione, portano vita, grazia e santità nell’universo, mentre coloro che non vi hanno accesso, sono come dei cadaveri.

Alla fine del Kaliyuga, il Signore prenderà la forma di Kalki, il distruttore degli Kshatrya, che saranno ridotti alla condizione di Mlechchas (coloro che mangiano carne bovina ed indulgono in affermazioni contraddittorie, privi di rettitudine e purezza di condotta).

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