Poiché sapeva di dover morire entro sette giorni, Re Parikshit abbandonò tutto per dedicarsi all’ascolto delle parole del saggio Suka.

Un giorno di tanto, tanto tempo fa, con lo scopo di mitigare gli effetti del Kaliyuga che era appena agli inizi, un gruppo di persone sante, senza l’aiuto del Tom Tom o del GPS, si riunì in un luogo: la foresta di Naimisharanya. In quella foresta, Suta Gosvami, parlò ai saggi lì riuniti in assemblea e le sue parole, assieme alle domande dei saggi, costituiscono l’essenza della conoscenza vedica. Chiunque, anche se appartenente alla classe dei governanti, può diventare una persona santa, purché viva come una persona santa. Infatti, in quella foresta, c’erano anche persone incaricate del governo di popoli e territori.

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Nello Srimad Bhagavatam Suta Goswami spiega in modo semplice qual’è lo scopo delle scritture vediche.


Conosciuto anche come Bhagavata Purana, lo Srimad Bhagavatam raccoglie sotto forma di storie, gli avvenimenti realmente accaduti su questa terra, tanto tempo fa. Conta 18.000 versi e venne rivelato per la prima volta a Brahama mentre si trovava sul fiore di loto che era apparso dall’ombellico del Signore Vishnu. Ha come tema l’Unica Realtà senza un secondo e parla dell’unità di Brahaman e dell’anima individuale ed ha come suo soggetto il distacco dello Spirito dalla materia. Chiunque regali lo Srimad Bhagavatam seguendo le indicazioni contenute nel Bhagavatam stesso, ottiene meravigliose cose ricercate dagli Yogi ed infine l’amore per Dio.

Perché sotto forme di storie? Perché in questa epoca l’intelligenza si è gravemente deteriorata. Inoltre le Upanishad implicano che l’ascolto avvenga sotto la guida di un maestro (Upanishad significa essere seduti ai piedi di un maestro, in posizione più bassa) e di maestri probabilmente no ce ne sono più. Il Bhagavata Purana è la conoscenza vedica principalmente focalizzata sulle attività del Signore Krishna. Tali storie possono realmente liberare dall’ignoranza gli esseri che si identificano con il corpo. Inoltre, dei personaggi narrati nel Bhagavata Purana, sono rimasti solo i nomi e le loro storie, anche se due grandi saggi sono ancora presenti su questo pianeta, in attesa che si manifesti Kalki. Quando questo avverrà, tra moltissimi anni umani, alla fine del Kali Yuga, i due saggi ripristineranno la Verità.

Persino l’uomo che legge mezzo verso o anche un quarto di verso dello Srimad Bhagavatam giornalmente, è liberato dalla trasmigrazione. Che dire se uno le legge o ascolta tutto in sette giorni, come fece Re Parikshit?

È proprio il caso di dire che non ci sono più i Re di una volta!
Nella nostra epoca del Kali Yuga, le vere qualifiche non sono onorate. Solo il denaro viene onorato. Senza denaro non si può ottenere neanche giustizia. Nei tribunali ci si aspetterebbe un giudizio equo, ma vale la regola che perfino nei tribunali non puoi avere giustizia se non hai denaro. Infatti, se non hai denaro non puoi avere un buon avvocato e a volte in alcuni Paesi devi corrompere il giudice. Così vanno le cose oggi. Moltissimi uomini importanti sono stati arrestati per la loro disonestà. La nostra epoca è caratterizzata dalla corruzione e dalla disonestà: dalle persone comuni ai ministri di Governo, ai giudici. Perciò in un modo o nell’altro devi procurarti il denaro. Allora puoi passare da perfetto gentiluomo. Si continua a mantenere questo aspetto da gentiluomo ma dentro si è pieni di ogni sporcizia. Se però le tasche sono piene di denaro, allora sei una brava persona.
In passato non era così. Una persona doveva avere delle qualifiche ed i saggi ed i santi riuniti attorno a Suta Goswami erano tutte persone qualificate. Non esisteva a quel tempo il sei politico oppure la bustarella per passare un concorso e gli insegnanti non pretendevano favori sessuali per far passare un esame.
Comunque, il portavoce dei saggi chiese a Suta Goswami di parlare del Divino e delle sue varie apparizioni, di spiegare in modo semplice qual’è lo scopo delle scritture vediche ed il beneficio più alto che può essere ottenuto da una persona.
Suta Goswami rispose che l’occupazione più importante per un essere umano è quella che lo porta a conoscere e servire la Divinità nei suoi vari aspetti e che quindi ogni essere umano dovrebbe impegnarsi sinceramente nei suoi doveri lavorativi, sociali e familiari, allo scopo di compiacere Dio. In questo modo ci si purifica gradualmente da ogni negatività.
Tutto accade secondo il piano di Dio. Anche l’irregolarità nel ciclo delle stagioni, i venti violenti, l’inquinamento, la degradazione dell’ambiente nelle zone abitate ed anche nei corsi d’acqua, fanno parte del piano di Dio. Lo stesso vale per il modo di vivere della gente con la depressione dilagante e una crescente tendenza a litigare ed a imbrogliare.
Nella nostra tradizione, tutto ciò che ci è sfavorevole viene attribuito al Diavolo mentre tutto ciò che ci fa comodo, viene attribuito a Dio. Nella cultura vedica, si cercavano motivazioni spirituali.
La povertà ad esempio era considerata frutto della scarsa od assente carità nelle vite precedenti, nei confronti di persone degne.
Per dire, il Re Parikshit vide un giorno un uomo privo di qualità travestito da Re che stava picchiando una mucca ed un toro. Il toro era ridotto a reggersi su una sola zampa e la mucca piangeva. Il Re Parikshit comprese che si trattava in realtà delle personificazioni di Dharma e della Terra. Le zampe di Dharma sono i quattro principi della religione ovvero Austerità, Pulizia, Compassione e Veridicità.
La Terra, rappresentata dalla mucca, piangeva per le sofferenze delle persone innocenti, per le donne ed i bambini abbandonati, per la trascuratezza colpevole degli intellettuali e dei Governanti senza scrupoli, per la diffusione del consumo di alimenti non vegetariani, per le carestie e le siccità e per la degradazione generale della società. Soprattutto, la Terra piangeva per la scomparsa della religione, dopo la fine della battaglia di Kurukshetra, narrata nella Bhagavad Gita.
Se i leader della società rimangono alla larga dalla macellazione e consumo di carne, dai liquori, dalla prostituzione e dal gioco d’azzardo e dai luoghi dove si accumula oro, la società può rimanere sana.
Non è il Diavolo ma noi che viviamo immersi in comportamenti degradanti, a causare i guai alla Terra.
Comunque sia, Re Parikshit fece uno scherzo ad un saggio impegnato in profonda meditazione. Il figlio del saggio era un ragazzino che per farsi grande con gli altri ragazzini come lui, maledisse i Re a morire entro sette giorni per il morso di un serpente alato. Il Re accettò la sua sorte e si ritirò sulle rive del Gange per prepararsi alla morte imminente, dando così inizio a qualcosa di meraviglioso. In quella occasione infatti, Sukadeva Goswami, padre di Suta Goswami, illustrò al Re qualcosa di estremamente meraviglioso, che venne ripetuto da Suta Goswami ai saggi santi riuniti nella foresta di Naimisharanya. Questo era il modo di tramandare la conoscenza. Solo dopo si è resa necessaria la scrittura.
Le persone senza conoscenza possono considerare come male essere stati maledetti a morire entro sette giorni tuttavia se Re Pariskshit non avesse fatto lo scherzo al saggio e se il figlio di quest’ultimo non lo avesse maledetto, noi non potremmo conoscere lo Srimad Bhagavatam o Bhagavata Purana.
il segreto per riconoscere in tutto un nostro beneficio, è avere una relazione con Krishna, con Dio, che si trova nel cuore di tutti gli esseri. Senza il consenso di Dio, nulla può accadere e nel caso della maledizione di Re Parikshit, tutto appare chiaro e conseguente.
Nessuno conosce il momento della propria morte, quindi le persone sprecano il loro prezioso tempo in attività che non danno alcun vero beneficio: dormire, avere rapporti sessuali, procurarsi da vivere e mantenere la famiglia, quando la cosa veramente importante è raggiungere la perfezione della vita umana, che consiste nella realizzazione spirituale, la conoscenza del Divino. Un solo attimo di consapevolezza divina vale più di una intera vita sprecata nelle occupazioni ordinarie, fornendo un beneficio che potremo portare con noi anche dopo la morte. Tutto il resto, invece, lo dovremo lasciare con la morte.
Nella nostra tradizione, Matteo ci dice nel Vangelo:

“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.”

Secondo la filosofica vedica, è soltanto per influenza dell’energia illusoria che si può credere di essere il corpo materiale. I concetti di IO e MIO sono semplicemente equivoci che si dissipano non appena si raggiunge la realizzazione trascendentale. L’equivoco dell’identificazione con la materia può essere dissipato gradualmente meditando sul Signore, la Realtà trascendentale, come quando ci si sveglia dal sonno si può tornare alla consapevolezza della veglia concentrandosi su ciò che esiste realmente.
Tutti gli esseri, ricevono un corpo a seconda delle loro azioni passate. È così per Brahma, gli abitanti dei pianeti superiori ed inferiori, gli esseri umani, i fantasmi, gli animali, le piante e via dicendo.


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